Due bambini guardano il mare, oltre il grande oblò della nave che collega Roma a Barcellona.

Partito dal porto di Civitavecchia, il traghetto sta attraversando il Mediterraneo con a bordo un carico di artisti e scrittori diretti verso la capitale catalana, dove il 23 aprile c'è la festa dei libri e delle rose.

Due fratelli sembrano uniti da un forte legame di terra mentre il loro sguardo, rivolto al futuro da cui tornano le onde, solca le acque del mare nostro. Un giorno sapranno che anche per questo furono Tirrenici (scusa Erri).

Mar Tirreno, 21/04/2011.

Erri De Luca, nel suo capolavoro “Non ora, non qui”, scrisse una delle pagine più belle che mi sia capitato di leggere:

“Conoscevamo il mare a memoria. Nostro Tirreno ci addestrava da cuccioli e ci faceva seri. Il nostro Tirreno, la nostra sola età, la pelle messa a sole e a sale, pelurie chiare e nere, spine di ricci, sandali, pizza, sonno. Dove avremmo affidato il cuore a uno scoglio, tanto ci fidavamo; nessuno ci avrebbe rubato la merenda mentre eravamo in mare. Il Tirreno ci rendeva immuni, bambini sacri della sua acqua che era una lingua di madre lupa che ci pettinava.
Conoscevamo il sole del tramonto sui muscoli usati, che ci fermava e ci addolciva il buio. Calava a mare, lo vedevamo spegnersi a fuoco viola sull’incerto orizzonte. Per questo fummo Tirrenici, perché il giorno ci finiva davanti, in faccia al mare immenso e noto a noi.”

Copyright info


Nessun commento

Aggiungi un commento:

Informativa sulla privacy

*Campi richiesti


Sottoscrivi i commenti RSS Feed